Motivato dalla vena di Claudio Pea (leggete il suo sito, ci sono sempre spunti molto interessanti), mi lancio in un post-calderone.
DOROTHEA WIERER IGNORATA - Registro, ormai senza nemmeno scandalizzarmi, il trattamento mediatico riservato all'impresa di Dorothea Wierer, capace di vincere una gara in Coppa del Mondo di biathlon a distanza di quasi 16 anni dall'ultimo successo italiano targato Nathalie Santer (1990) e a 22 dall'ultimo nel medesimo format di gara. Considerando la crescita esponenziale che il biathlon ha avuto negli ultimi anni in termini di popolarità e concorrenza, si tratta di un successo storico.
Non in Italia, ovviamente. Da noi il biathlon è considerato uno sport (molto) minore. E' già tanto se riesce a uscire dalle brevi dei quotidiani sportivi. La dispartità di copertura con gli altri Paesi (Germania e Francia, tanto per citare due nazioni con cultura sportiva n volte superiore alla nostra) è semplicemente imbarazzante.
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Non in Italia, ovviamente. Da noi il biathlon è considerato uno sport (molto) minore. E' già tanto se riesce a uscire dalle brevi dei quotidiani sportivi. La dispartità di copertura con gli altri Paesi (Germania e Francia, tanto per citare due nazioni con cultura sportiva n volte superiore alla nostra) è semplicemente imbarazzante.
Il fatto che l'Italia abbia un'atleta molto forte, giovane, per giunta solare e fotogenica, poco importa. Oggi la Gazzetta non le ha dedicato nemmeno una riga in prima pagina. Del resto siamo venerdì e ci sono moltissime altre notizie sportive cui spetta la precedenza. Tipo questa:
Sugli altri due quotidiani sportivi meglio sorvolare. La cosa buffa è che nel breve articolo della Gazzetta, confinato più o meno a pagina 35, si legge: "Dorothea è più famosa in Germania che in Italia". E ci credo!
La battaglia per migliorare la cultura sportiva di questo Paese è probabilmente persa in partenza (vedi Sochi 2014), anche perché la tendenza è sempre più calciocentrica. Per fortuna ci sono diverse persone che - alla faccia dei media tradizionali e grazie alla professionalità e passione di alcune persone (ragazzi di Neve Italia Sport in primis) - si sono avvicinate a questo meraviglioso sport.
L'HAKA DI TIKI TAKA - Ho già scritto quello che penso di Tiki Taka, il programma di Italia Uno di terza serata dedicato alla Serie A. Stessa cosa su prezzemolino Pierluigi Pardo (vedi). Non sarei mai tornato sull'argomento se non mi fossi imbattuto in un video circolante sui social. Nel filmato la squadra di Tiki Taka si esibisce in un Haka per un promo pubblicitario. Lo potete trovare qui.
Non voglio fare un pippone da parruccone triste che non scherza mai (anche perché sono esattamente l'opposto). Dico solo che una trasmissione eminentemente calcistica, peraltro di livello discutibile, prima di scimmiottare una danza tipica di un popolo, dovrebbe quantomeno riflettere sull'opportunità di farlo. Anche perché Sport Mediaset conosce a malapena l'esistenza del rugby. Per questo, prendere a prestito la danza degli All Blacks, scimmiottarla per promuovere un programma calcistico è, parere personale, censurabile e di cattivo gusto (e sfiora pure il ridicolo).
Un'altra, lampante dimostrazione di non-cultura sportiva.
MAPEI-SEGAFREDO NEL CICLISMO - Siccome non voglio essere solo polemico o negativo, l'ultima cosa che segnalo è una buona (doppia) notizia. Negli ultimi anni gli sponsor italiani hanno abbandonato in modo inesorabile il ciclismo professionistico. Nella stagione 2015, solo la Lampre era presente nel World Tour. La notizia di ieri è che due importanti imprese italiane si stanno ri-avvicinando al ciclismo pro. La Mapei, quindi Giorgio Squinzi, ha stretto un accordo con la Trek per l'utilizzo del Centro medico sportivo di Olgiate Olona. La formazione americana potrà sfruttarlo per "tutto ciò che concerne preparazione, recupero, test, studio dei parametri fisici e biologici dei corridori, allo scopo di migliorare le prestazioni". Primo passo verso un ritorno sulla scena con sponsorizzazione? Speriamo. Anche perché i budget dei team professionistici sono lievitati e per poter competere con colossi quali Team Sky e Astana, occorre avere alle spalle delle aziende di un certo tipo.
Oltre a questo, secondo le ultime indiscrezioni, l'attivissimo Luca Guercilena, sembra sia riuscito a trovare un co-sponsor (futuro primo sponsor?) per le prossime tre stagioni. Si tratta della Segafredo di Massimo Zanetti. Il prossimo anno quindi, dovremo vedere all'opera la Trek-Segafredo. Bene.
Qualche timido segnale di ripresa, quindi. Ora, però, è necessaria, come sottolinea spesso Marco Bonarrigo su Cycling Pro, una netta inversione di tendenza a livello di professionalità (leggi metodo, managerialità, preparazione, ecc..) dei nostri team. La sensazione è che il nostro ciclismo sia ancora lontano dal prendere quantomeno coscienza del gap tecnico-culturale creatosi in questi anni (vedi).
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