La quinta di Lindsey (di Simone Basso)

La Coppa del Mondo di sci alpino riparte dalle Alpi: gli uomini dalla Val Gardena, le donne dalla Val d'Isère.
Gli avvenimenti di questi mesi (ritiri e infortuni) riducono la generale quasi a un monologo.
La probabili cinquine dei soliti noti, Marcel Hirscher e Lindsey Vonn, tolgono un bel pò di pepe al menu del circo bianco.

LA SOLITUDINE DELLA VONN
Difficile pensare, questo fine settimana, a una Lindsey che non riesca, tra Combinata (oggi), Libera (domani) e Gigante (domenica), a incamerare almeno duecento punti in classifica.
Per le avversarie, più che piovere, diluvia.
L'incidente pre gara della fenomenale Mikaela Shiffrin, in quel di Are, ha tolto la più grande minaccia verso il pokerissimo della nativa di Saint Paul.
La lacerazione del legamento collaterale mediale, al ginocchio destro, terrà la Shiffrin fuori dalle competizioni come minimo due mesi.
La venusiana dello Slalom, appena ventenne, potrebbe già pensare alla prossima stagione: inutile sottolineare che, nelle specialità tecniche, il livello delle contese - seppure incerte - scenderà non poco.
Vonn, considerando l'anno sabbatico di Tina Maze e l'assenza forzata di Anna Fenninger, ha la sfera di cristallo in tasca.
L'ex signorina Kildow (che ci direbbe "Knock on wood"..) è reduce pure lei da annate travagliate e pare avere come concorrente diretta solamente Lara Gut.
La bionda di Comano, coi nuovi materiali, è stata continua ma non troppo; adesso (quarta a 122 punti dall'americana) dovrà cambiare marcia o almeno avvicinarsi, sull'Oreiller-Killy, alle performance velocistiche della rivale.
Che, insaziabile, approfitta della situazione: in Svezia si è aggiudicata il quarto Gigante dellla sua carriera, la settantunesima (!) vittoria di un palmares sontuoso.
Le condizioni dell'Olympia, colla partenza abbassata, l'hanno favorita: un tracciato filante (insulso) e il coup de théatre dell'accensione delle luci durante la sua prima manche.
Qualche minuto prima, la Gut era scesa al buio...
Speriamo sia stata solo una coincidenza, ma lo strapotere di uno sponsor austriaco (bibitaro) sulle dinamiche dello sci alpino ci sembra una realtà.
La solitudine della Vonn, una campionissima, è anche nei dettagli: aspettiamo ancora che qualcuno del suo staff ci spieghi perchè, due anni fa, nel bel mezzo di una difficile rieducazione fisica, l'americana si sia affidata alle cure di Bernd Pansold.
Ovvero uno dei Dottor Mabuse, targato Stasi, della vecchia Germania Est.
Tornando alle statistiche, Lindsey è a quindici successi da eguagliare il totale (ottantasei primi posti) di Ingemar Stenmark: di questo passo, se la salute e la fortuna la assistono, l'obiettivo - entro Pyeongchang 2018, il probabile epilogo olimpico - è raggiungibile.

IL RESTO DEL MONDO
Al di là di Laretta, niente male le (altre) elvetiche.
Fabienne Suter, eccellente in Canada, è attesa alla conferma in Discesa: a trent'anni, dopo l'addio dell'oro olimpico Dominique Gisin, è diventata la capitana delle velociste.
Buoni segnali, fra le porte larghe, dall'emergente Simone Wild: tosta, grintosa, sui dossi di Are ha conquistato i primi punti pesanti della sua storia in Coppa.
E chissà che Wendy Holdener, una delle principali vittime generazionali della Shiffrin, non riacquisti lo smalto perduto.
Protagoniste cercasi anche per i piani alti: l'incipit tra Nord America e Scandinavia ha sottolineato le difficoltà di Viktoria Rebensburg e Tina Weirather.
Se la tedesca quest'estate, sognando la sfera di cristallo, aveva cercato di imboccare la strada della polivalenza, e sta deludendo, la figlia di Harti e Hanni (Wenzel) è parsa irriconoscibile.
Soprattutto su piste che dovrebbero esaltarne le doti di eccelsa scivolatrice.

MARCELLINO, I NORVEGESI E L'INVERNO CHE NON C'E' SULLE ALPI
Nel settore maschile l'ambaradan è simile, con Marcel Hirscher - capintesta - a far da
mammasantissima.
Tra il fuoriclasse austriaco e la quinta coppa consecutiva, al momento, a 123 punti in graduatoria dal salisburghese, c'è Aksel Lunde Svindal.
Tornato, ormai trentatreenne, dopo il guaio al tendine d'Achille, agli antichi fasti.
Il norvegese, per insidiare Hirscher, deve sfruttare ogni occasione propizia: oggi il SuperG (vinto alla grande, ndr) e domani la Discesa sulla Saslong.
Poi, da domenica, tempo di Slalom: classico Gigante sulla Gran Risa (con Adelboden il più bello di tutti), il 21 Parallelo e lunedì - in notturna - lo Speciale sulla storica 3-Tre a Madonna di Campiglio.
L'ultimissima sfida fra i pali stretti, a La face de Bellevarde, è stata strepitosa.
Henrik Kristoffersen, l'asso emergente del settore tecnico, ha messo in fila Hirscher e Neureuther, i ras di questo evo.
Grandi campioni che producono spettacolo.
Una rappresentazione che però è in difficoltà in quanto manca, ironia della sorte, l'elemento fondamentale: il clima invernale.
L'ennesimo Dicembre con poca neve e temperature autunnali, sul versante meridionale delle Alpi (in Italia) la contingenza è addirittura estrema, dovrebbe far riflettere sul futuro della disciplina.
L'inverno prima o poi arriverà, ma sono troppe le stagioni rabberciate.
Agli organizzatori, per assicurarsi una data, sono richiesti sforzi economici eccessivi.
Salvando il Gennaio dei Monumenti (Chuenisbargli, Lauberhorn, Streif, Planai e Kandahar) il calendario andrà ripensato (e ristretto).
La Libera, che avrebbe bisogno del massimo dislivello, in alcuni luoghi potrebbe essere riproposta in due prove, quindi con percorsi meno lunghi.
Ciò consentirebbe di rendere i tracciati - non solo in ambito veloce - meno prevedibili e più impegnativi, evitando tracciature banali su pendii così così.
Ultimo esempio il Gigante femminile di Are, che pareva una competizione di Coppa Europa...

Simone Basso

Pubblicato il 18 Dicembre 2015 da Il Giornale del Popolo

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