Viste le premesse (e le critiche) della vigilia, poteva essere una Caporetto, ma alla fine la nazionale italiana agli Europei indoor di atletica leggera di Praga si è salvata per il rotto della cuffia.
Ben 15 atleti su 23 della spedizione non avevano il minimo per partecipare, ma con un colpo di coda al limite dello scandaloso la Federazione ha deciso di stracciare i criteri di convocazione oggettivi e di chiamare atleti con piena discrezionalità.
Sono quindi stati convocati atleti lontanissimi dal minimo richiesto, mentre altri atleti nelle stesse condizioni sono rimasti a casa. C'è anche stato il caso di atleti con il minimo raggiunto che non sono stati convocati (ad esempio Julaika Nicoletti nel lancio del peso aveva realizzato la misura richiesta ad Ancona, ma non è stata convocata perché, secondo i vertici Fidal, il meeting non era nazionale; peccato che giudici e atleti fossero gli stessi di un meeting nazionale). Addirittura Gianmarco Tamberi, poi finalista a Praga, non aveva nemmeno mai gareggiato in stagione, ma grazie ad un video di un suo allenamento caricato su facebook, è stato inserito all'ultimo secondo nella lista.
Se fosse andata male, senza nessuna medaglia, in qualsiasi paese civile il direttore tecnico avrebbe dovuto dare le dimissioni seduta stante. Invece, per sua fortuna, sono arrivate 3 medaglie.
La prima è arrivata da un’ottima Alessia Trost che ha perso nel salto in alto solo allo spareggio dalla sua rivale di sempre, la russa Kuchina. Entrambe le atlete avevano saltato 1,97.
Questo argento ha sicuramente un grande valore perché quasi tutte le più forti atlete al mondo sono europee e ripetersi su questi livelli anche ai Mondiali potrebbe significare lottare per le medaglie.
La seconda medaglia è stato l’argento di Silvano Chesani, nell’alto maschile con la misura di 2,31. Per lui il discorso è diverso perché l’alto maschile nel 2014 è stata la disciplina di maggior livello al mondo con il qatariano Barshim e l’ucraino Bondarenko che hanno più volte superato il muro dei 2,40, avvicinando lo storico record del mondo di 2,45 di Sotomayor del 1992.
Terzo posto invece per la piccola Federica Del Buono che a soli 20 anni ottiene la sua prima medaglia internazionale. Figlia d’arte, è sicuramente il più grande talento che abbiamo nel mezzofondo e quest’anno tra 800 e 1500 potrebbe fare molto bene.
Se nei 1500 dovessero dare forfait qualche etiope o altre africane naturalizzate europee, Federica potrebbe giocarsi un podio mondiale. Ha sicuramente parecchi anni davanti a se ed è gestita bene dai genitori/allenatori, ex atleti di livello internazionale.
Finalisti negli 8 anche Michael Tumi nei 60 metri, quarto per 1 centesimo e che non doveva essere nemmeno convocato visto che non aveva corso il minimo richiesto dalla Fidal. Un "miracolato" che per poco non faceva il colpaccio.
Sesto posto per Matteo Galvan nei 400 metri, in una finale in cui il ceco Maslak ha disintegrato i suoi avversari correndo in 45.33, novanta centesimi meglio del secondo.
In ottica internazionale due le stelle più brillanti degli europei: l’olandese Schippers e il francese Lavillenie.
La prima ha corso i 60 in 7.05: per un'atleta alta 1.90 è un tempo stratosferico. Multiplista, vedremo quest’estate se farà solo 100 e 200 (campionessa europea in entrambe le specialità) o ritornerà alle sue amate prove multiple.
Il francese Lavillenie, atleta mondiale dell’anno 2014, ha saltato 6,04 con l’asta e ha avvicinato più volte il suo record del mondo del 2014 provando la misura di 6,17.
Prossimi appuntamenti con Golden Gala a Roma il 5 giugno e soprattutto i Mondiali di Pechino dal 22 al 30 agosto.
Redazione
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