Le recenti imprese dello sport italiano (Pennetta-Vinci, Aru, Italbasket, Ginnastica Ritmica, Lotta Greco-Romana, ecc.) hanno riaperto l'annosa disputa Calcio vs Altri Sport. Il confronto tra il ricco pallone e tutte le altre discipline diventa materia di discussione soprattutto in occasione delle Olimpiadi. Al termine di ogni edizione dei Giochi, sull'onda lunga delle emozioni suscitate dai successi di atleti semi-sconosciuti di discipline normalmente snobbate, si alza, puntualissimo, il seguente coro: "Non è giusto ricordarsi di questi sport e di questi atleti una volta ogni quattro anni: va dato più spazio alle altre discipline". Il buon proposito tendenzialmente svanisce nel giro di un paio di settimane, in concomitanza con le prime polemiche arbitrali del campionato. La questione, peraltro, andrebbe sviscerata meglio visto che anche le singole Federazioni hanno delle precise responsabilità per la mancata crescita dei rispettivi sport. Spesso, infatti, si accontentano di vivacchiare in attesa del grande evento olimpico. Della serie, non è (solo) colpa dei mezzi d'informazione.
Senza tornare per la centesima volta sul discorso della cultura sportiva del nostro Paese, riporto quanto scritto sulla pagina Facebook di Blog-In dopo la straordinaria vittoria dell'Italia contro la Spagna a Eurobasket 2015:
Dopo quella critica, nelle quattro successive edizioni, la Gazzetta ha aperto ben tre volte con argomenti non calcistici. Del resto quanto avvenuto agli US Open, ma anche le performance di Fabio Aru, Gallinari-Belinelli e compagnia, non potevano non trovare spazio in prima (la finale Pennetta-Vinci, addirittura, è riuscita far aprire Corriere dello Sport e Tuttosport con qualcosa diverso dal calcio: evento storico).
Su questa disputa sottolineo due cose.
La prima è che questa contrapposizione, molto spesso, finisce per sconfinare nella retorica e nel populismo. "Il calcio ricco, brutto e sporco contro gli altri sport, poveri ma ricchi di valori". Nel calcio (italiano, ma non solo) accadono cose allucinanti, vero. Violenza, corruzione, doping amministrativo e chi più ne ha più ne metta. Gli altri sport, invece, secondo questa visione piuttosto forzata sarebbero immuni da tutto ciò. Conclusione: lasciate perdere il calcio e seguite il resto. Demagogia tipicamente italiana. No, non ci siamo. Lo sport, come la politica, è semplicemente lo specchio del Paese e della società. Il calcio riflette tutte le virtù e i vizi italici. La violenza e gli scandali ci sono perché il pallone è lo sport che coinvolge più persone e muove i maggiori interessi economici. Se, per assurdo, il basket (o qualsiasi altra disciplina) fosse lo sport nazionale, scandali e violenze esisterebbero in egual misura. Perciò, è corretto elogiare atleti di altre discipline, ma per favore basta con questa battaglia - stupida, fratricida - tra Bene (altri sport) e Male (calcio). Contrapporre il calcio agli altri sport è sbagliato e deleterio. Il calcio è lo sport nazionale e occupa giustamente gli spazi principali sui media. Gli altri sport ci regalano spesso emozioni in occasione dei grandi eventi e meriterebbero semplicemente maggior considerazione da parte dei media. E qui arriviamo al secondo punto, vale a dire alla suddivisione degli spazi a livello mediatico. Il calcio, e con esso il calciomercato (di fatto secondo sport nazionale), dominano ormai la scena mediatica, lasciando letteralmente le briciole a tutti gli altri sport. Ci sono svariati esempi in tal senso. Basterebbe dare un'occhiata alla suddivisione degli spazi su quotidiani come Corriere dello Sport e Tuttosport, oppure guardare un'edizione di Studio Sport (Mediaset). A spanne: 80/85% calcio, 10/15% F1 e MotoGp, 5% per tutto il resto. No, non ci siamo. Questa è la battaglia da condurre. Non contro il calcio, ma contro chi fa informazione e propone solo calcio (e calciomercato). Il calcio, come detto, è lo sport nazionale ed è giusto abbia i maggiori spazi. Non TUTTI gli spazi, però. Le logiche commerciali sono sacre ovviamente. Tuttavia, se un giornale dedicasse la prima pagina a Gallinari-Belinelli, invece che ad un'intervista a Lippi, oppure aprisse con l'oro di Tania Cagnotto ai Mondiali, invece che con un'analisi sulle amichevoli estive dell'Inter, non penso che chiuderebbe il giorno dopo, anzi. Sarebbe semplicemente il giusto riconoscimento per delle grandi imprese sportive. Il discorso vale anche per Tv, Web e Radio.
L'Equipe seppur non immune da critiche, non ha paura di mettere in prima pagina tennis, biathlon, pallamano, rugby, ciclismo, atletica, ecc.
Superare l'egemonia mediatica del calcio, dedicando maggior spazio e tempo agli altri sport. Semplicemente. Senza inutili battaglie di retroguardia sulla purezza di uno sport rispetto ad un altro. Questo sarebbe il vero salto culturale.
Su questa disputa sottolineo due cose.
La prima è che questa contrapposizione, molto spesso, finisce per sconfinare nella retorica e nel populismo. "Il calcio ricco, brutto e sporco contro gli altri sport, poveri ma ricchi di valori". Nel calcio (italiano, ma non solo) accadono cose allucinanti, vero. Violenza, corruzione, doping amministrativo e chi più ne ha più ne metta. Gli altri sport, invece, secondo questa visione piuttosto forzata sarebbero immuni da tutto ciò. Conclusione: lasciate perdere il calcio e seguite il resto. Demagogia tipicamente italiana. No, non ci siamo. Lo sport, come la politica, è semplicemente lo specchio del Paese e della società. Il calcio riflette tutte le virtù e i vizi italici. La violenza e gli scandali ci sono perché il pallone è lo sport che coinvolge più persone e muove i maggiori interessi economici. Se, per assurdo, il basket (o qualsiasi altra disciplina) fosse lo sport nazionale, scandali e violenze esisterebbero in egual misura. Perciò, è corretto elogiare atleti di altre discipline, ma per favore basta con questa battaglia - stupida, fratricida - tra Bene (altri sport) e Male (calcio). Contrapporre il calcio agli altri sport è sbagliato e deleterio. Il calcio è lo sport nazionale e occupa giustamente gli spazi principali sui media. Gli altri sport ci regalano spesso emozioni in occasione dei grandi eventi e meriterebbero semplicemente maggior considerazione da parte dei media. E qui arriviamo al secondo punto, vale a dire alla suddivisione degli spazi a livello mediatico. Il calcio, e con esso il calciomercato (di fatto secondo sport nazionale), dominano ormai la scena mediatica, lasciando letteralmente le briciole a tutti gli altri sport. Ci sono svariati esempi in tal senso. Basterebbe dare un'occhiata alla suddivisione degli spazi su quotidiani come Corriere dello Sport e Tuttosport, oppure guardare un'edizione di Studio Sport (Mediaset). A spanne: 80/85% calcio, 10/15% F1 e MotoGp, 5% per tutto il resto. No, non ci siamo. Questa è la battaglia da condurre. Non contro il calcio, ma contro chi fa informazione e propone solo calcio (e calciomercato). Il calcio, come detto, è lo sport nazionale ed è giusto abbia i maggiori spazi. Non TUTTI gli spazi, però. Le logiche commerciali sono sacre ovviamente. Tuttavia, se un giornale dedicasse la prima pagina a Gallinari-Belinelli, invece che ad un'intervista a Lippi, oppure aprisse con l'oro di Tania Cagnotto ai Mondiali, invece che con un'analisi sulle amichevoli estive dell'Inter, non penso che chiuderebbe il giorno dopo, anzi. Sarebbe semplicemente il giusto riconoscimento per delle grandi imprese sportive. Il discorso vale anche per Tv, Web e Radio.
L'Equipe seppur non immune da critiche, non ha paura di mettere in prima pagina tennis, biathlon, pallamano, rugby, ciclismo, atletica, ecc.
Superare l'egemonia mediatica del calcio, dedicando maggior spazio e tempo agli altri sport. Semplicemente. Senza inutili battaglie di retroguardia sulla purezza di uno sport rispetto ad un altro. Questo sarebbe il vero salto culturale.
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