Il Giro 2015 salvato da Contador. Urgono rimedi per rilanciare la Corsa Rosa

Meno male che Alberto Contador ama l'Italia (sentimento ricambiato) e in questo 2015 ha deciso di tentare la storica accoppiata Giro-Tour. Se il Pistolero avesse snobbato - al pari di Nibali, Froome, Quintana - la corsa rosa, o se si fosse ritirato dopo la botta alla spalla, staremmo parlando di un Giro 2015 di bassissimo profilo. Sui livelli dell'edizione 2012, vinta da Ryder Hesjedal. Certo, probabilmente a quest'ora staremmo celebrando il trionfo di Fabio Aru su cui si sono riversate le aspettative - francamente eccessive - di tifosi e giornalisti (anch'essi tifosi). Per fortuna - anche del corridore sardo - la presenza e le prestazioni di Contador hanno riportato tutto nella giusta dimensione. Quella emersa, ad esempio, alla Vuelta 2014 il cui ordine d'arrivo finale è stato: 1. Contador, 2. Froome, 3. Valverde, 4. Purito, 5. Aru (Nairo Quintana ritirato). 
Attenzione. Non sto dicendo che è stato, fin qui, un brutto Giro. Tutt'altro. La corsa è stata molto varia, ricca di colpi di scena, con pochissime tappe scontate. Se proprio si vuole trovare  il pelo nell'uovo si può dire che nelle prime due settimane non c'è stato un tappone di montagna. Quindi, qual è la critica? Il Giro 2015, come scritto da Cristiano Gatti (se volete leggere qualche editoriale non banale date un'occhiata alla rubrica "Gatti e Misfatti" su tuttobiciweb) è "bello ma povero". Bello per la sua imprevedibilità giornaliera, per i percorsi ben studiati, per la consapevolezza che il ciclismo italiano non è poi così malaccio (Aru, Formolo, Ulissi). Povero per la scarsa partecipazione di Campioni con la C maiuscola. Oltre ai 3 sopracitati, mancano quasi tutti i protagonisti del ciclismo mondiale: Valverde, Purito, Kwiatkowski, Kristoff, Degenkolb, Sagan, Kittel, Cavendish, ecc. Povero per il livello medio di molte squadre presenti. Povero per il modo in cui Rcs e Gazzetta hanno promosso la corsa rosa (alla vigilia della partenza in Liguria, la homepage di gazzetta.it dedicava un piccolo box a piè di pagina alla corsa rosa: rigorosamente dopo il gossip pallonaro). Inutile girarci attorno. Il Tour de France, e purtroppo anche la Vuelta, sono in questo momento superiori al Giro in termini di appeal e di conseguenza di starting list (non certo a livello di percorsi e di tappe). Il Tour perché è il Tour. La Vuelta per la sua felice collocazione - perfetto trampolino per i Mondiali - e per l'organizzazione-promozione, passata nelle mani di ASO (vale a dire alla società organizzatrice del Tour e di quasi tutte le principali corse del calendario mondiale). Ed è proprio questo il cuore del problema. Rcs deve trovare delle soluzioni a livello politico, finanziario e mediatico per rilanciare la corsa rosa. Politicamente, ad esempio, si può ipotizzare di agire in seno all'UCI e alla CPA (associazione mondiale corridori) per introdurre una sorta di obbligo di partecipazione ai tre Grandi Giri per i primi corridori della classifica mondiale. A livello economico-finanziario è evidente la necessità di attirare più sponsor di peso, in grado di creare un jackpot più ricco e quindi più allettante. Il collante di tutto, poi, è quello mediatico dove si può e si deve fare molto per creare attesa e per promuoverlo l'evento. L'equazione è piuttosto semplice: più corridori di livello, maggior qualità della corsa, maggior seguito, più interesse di sponsor e media. Un circolo virtuoso che avrebbe delle ricadute positive anche in termini di turismo sostenibile.
Sempre a patto che Rcs abbia un reale interesse a rilanciare il Giro.

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